l'anno ora con fiori e con frutti la superficie e faccia della terra coronare, e ora con piogge e con freddi turbarla e confonderla. Può il mare ora con bonaccia lusingare altrui, e talvolta con tempestosi nembi e altissimi cavalloni orrido molto e spaventoso divenire; e me vorrà la cupidigia degli uomini, la quale mai non s'empie, tener legata alla costanza, e farmi essere stabile e ferma? cosa tutta lontana da' miei costumi. Questa è la forza e potenza nostra. Questo è il giuoco che sempre giochiamo: io giro una ruota, che si volge quasi da sè a sè: il piacere nostro è inchinare l'altezze, e le cose basse innalzare: se questa festa ti piace, monta su, ma con tal convenente, che, quando l'ordine di questo mio giuoco lo richiederà, non ti paja lo scenderne villanía. Eri tu solo a non conoscere i costumi miei? Non sapevi tu che Creso re de' Lidii, il quale poco innanzi arrecava spavento a Ciro, preso da lui non dopo molto, posto miserabilmente sopra le fiamme del capannuccio, fu solo dalla pioggia, che da cielo venne, scampato? Non ti ricordi tu che Paolo consolo versò pietose lagrime sopra le disgrazie e miserie del re Perseo, vinto da lui e fatto prigione? Che piangono altro le grida delle tragedie, se non che la fortuna indiscretamente e con colpi non misurati travolta li regni più felici? Non apparasti tu, quando eri garzone, che sopra il limitare di Giove stanno due gran vasi, l'uno di tutti i beni ripieno, e l'altro di tutti i mali? e che egli mai non manda in terra e sparge dell'uno, che non mescoli ancora e versi dell'altro? Or che dirai, se tu hai maggior parte avuta di quello dei beni? che,