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tutta. Se ella ti piace tale, chente tu la vedi, serviti de' suoi costumi, ma non dolertene: se temi di sua tradigione, lasciala ire, e non ti impacciar con lei, la quale sempre scherza, che cuoce; e sappi che la cagione, che ora ti arreca tanta malinconia, dovrebbe esser quella che t'apportasse tranquillità. Tu sei stato abbandonato da colei, della quale niuno può star sicuro che ella non debba abbandonarla. Dimmi: tieni tu per cosa di pregio quella felicità, la quale sta per fuggirsene tuttavia? Ètti cara quella fortuna, della quale non ti puoi assicurare che sia per rimanere, e, partendosi, ti debbe affliggere? Ora, se ella non può ritenersi quando altri vuole, e, fuggendosi, ne fa disgraziati e dolenti, che vuole dimostrare altro l'essere ella fugace, se non che tosto dobbiamo essere infelici e calamitosi? perciocchè egli non basta vedere quelle cose solamente, le quali ci sono dinanzi agli occhi. Gli uomini prudenti misurano i fini delle cose: il conoscere la fortuna essere mutabile così nell'una parte come nell'altra, fa che noi non dobbiamo nè temere le sue minacce, nè disiderare le sue lusinghe. In ultimo egli è viva forza che, avendo tu sottoposto una volta il collo al giogo della fortuna, sopporti pazientemente tutto quello che si fa dentro l'aja e nella piazza di lei. Ora, se tu volessi dar legge quando debba o stare o partire colei, la quale tu stesso t'hai spontaneamente eletto a padrona, non ti parrebbe far villanía? E, non volendo tu sofferire con pazienza quella sorte che non puoi mutare, che faresti altro che inacerbarla e farla più grave? Se tu dèssi le