Pagina:Della consolazione della filosofia.djvu/29


29

Perchè vuoi tu, risposi, che io non me ne ricordi? Sapraimi tu dunque dire, soggiunse ella, che cosa uomo sia? Dimandimi tu, diss’io, se io so d’essere animale razionale mortale? io lo so questo, e confesso d’essere tale. Ed ella: Non sai tu d’essere null’altro? Nulla, le rispondo. Già so, disse, un’altra cagione del tuo male, e gravissima. Tu hai sdimenticato quello che tu sii; onde io ho a pieno trovato e qual sia l’infermità tua, e il modo da renderti la sanità; perciocchè l’esserti tu sdimenticato di te medesimo t’ha fatto rammaricare d’essere sbandito e spogliato de’ proprii beni, e il non sapere tu qual sia il fine delle cose fa che tu pensi che gli uomini niquitosi e nefarii siano possenti e felici; e il non ti ricordare con quali timoni si governi il mondo è cagione che tu stimi che queste vicende e scambiamenti della fortuna barcollino a caso e ondeggino senza avere chi le regga; cagioni tutte e tre grandi e possenti non solo a farti ammalare, ma perire. Ma rendiamo grazie al Datore d’ogni sanità, che la natura non t’abbia ancora abbandonato del tutto: noi avemo onde farti un buono rimedio, che ti gioverà grandemente, poichè tu credi, come è il vero, che il mondo non sia governato dal caso e dalla sorte, ma dalla ragione e provvidenza di Dio. Non aver dunque paura di nulla: di qui a poco di questa menomissima scintilluzza ti s’accenderà tutto il calor naturale. Ma, perciocchè non è ancora tempo d’usare medicine possenti, e la natura della mente dell’uomo è senza alcun dubbio di questa sorta, che ella non si spoglia mai le opinioni vere, che ella non si