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solo voglio aver detto, che la più grave soma che sostengano gli sbattuti e afflitti dalla fortuna, è che i peccati, che sono loro apposti, sono creduti veri, ed essi soffrirne meritamente le pene. E così io, cacciato di tutti i beni, spogliato di tutte le dignità, perduta ogni reputazione, anzi macchiato di sozza infamia, porto tormento d’aver bene operato. Parmi di vedere le empie sette e ragunate degli uomini scelerati tutte liete e festanti, e qualunque ribaldo essere a nuove frodi e false accuse presto e intento; tutti i buoni sbattuti e sbigottiti, per tema che a loro non avvenga quello che a me è avvenuto, starsi taciti e mesti; ogni vituperoso essere commosso e invitato ad osare di far male dal non esserne castigato, e al farlo dall’esserne guiderdonato; agli innocenti mancare non solamente chi gli assicuri, ma chi gli difenda; per lo che mi piace di sclamare allo Dio del cielo in questa maniera:
LE QUINTE RIME.
Superno Re, che ’l ciel tutto e la terra
Nel principio creasti, e poscia sempre
In alta assiso e sempiterna sede,
Quanto il più ampio giro abbraccia e serra
5Con veloce rotar volvi e contempre,
E fai che nulla in ciel sua legge eccede,
Ond’or tutta si vede
Lucente e piena al frate suo rivolta
Coprir la luna le stelle minori,
10Or pallidetta fuori
Uscir d’oscuro velo il corno avvolta,
E sempre, quanto al sol più presso luce,
Più perder non la sua, ma l’altrui luce: