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derò: quel medesimo futuro essere, quando si riferisce alla conoscenza di Dio, necessario; e, quando nella propria natura sua si considera, libero al tutto e sciolto parere. Perciocchè due sono le necessitadi: una semplice, come è quella quando diciamo, egli è necessario che tutti gli uomini siano mortali; l'altra condizionale, come, se tu sai che alcuno vada, egli è necessario che egli vada. Perchè quello che alcuno conosce, altramente, che egli il conosce, essere non può: ma questa condizione non si tira dietro quella necessità semplice; perchè questa necessità non la fa la propria natura, ma la aggiunta della condizione. Perchè nessuna necessità costrigne ad andare uno che di sua propria volontà cammina, benchè lui andare, mentre che cammina, sia necessario; così nel medesimo modo appunto, se alcuna cosa vede presente la provvidenza, è necessario che ella sia, non ostante che ella di sua natura alcuna necessità non abbia. Ma Dio, potresti tu dire, quei futuri, che dalla libertà dell’arbitrio procedono, vede presenti. Questi dunque, se alla vista si riferiscono di Dio, divengono necessarii mediante la condizione del conoscimento divino; ma se per lor medesimi si considerano, della sciolta libertà della loro natura non mancano. Fannosi dunque senza dubbio alcuno tutte quante quelle cose, le quali Dio doversi fare anticonosce; ma alcune di loro da libero arbitrio procedono, le quali benchè avvengano essendo, non però perdono la loro natura propria; perchè, innanzi che si facessero, sarebbono eziandío potute non avvenire. Che monta dunque, dirai tu, e qual differenza fai