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poi scacciati, e mandati in esiglio. A questa giustizia e severità non par che si possa aggiugnere cosa alcuna; ma sta pure a udire. Questo medesimo giorno, accusandoci costoro medesimi, fu ricevuta l’accusa nostra. Che dunque diremo? meritarono questo l’arti nostre ed i nostri studii? o pure fece loro giusti e competenti accusatori l’essere stati essi condannati prima? È possibile che la fortuna non si vergognasse? Se l’essere stato accusato un uomo innocente non le arrecava vergogna, dovea pure arrecargliele ch’egli fosse da persone tanto vili, e così abbiette e scelerate, stato accusato. E se tu mi dimandassi qual sia brevemente la somma di quel peccato, del quale sono incolpato, dicono me aver voluto il senato essere salvo: se cerchi ora in che modo, m’appongono che io ritenni una spia, e fui cagione che non rivelasse al re la congiura fatta da lui contra la persona sua per ricoverare la libertà. Che debbo far dunque, o maestra mia? che mi consigli? Debbo io negare cotal colpa per non farti vergogna? Ma come posso io ciò fare, che volli sempre che il senato fosse salvo, nè mai lascierò di volere? Confesseremo dunque questo che è vero, e negheremo quello che è falso, d’aver ritenuto e impedito l’accusatore? chiamerò io mai sceleratezza l’aver desiderato la salute di cotale ordine? Meritava bene egli per li partiti e deliberazioni contra me fatte che io altramente stimassi di lui; ma non può l’imprudenza degli uomini, che dicono le bugíe a sè stessi, e credonlesi ancora contra sè medesimi, fare che quello il quale è buono e lodevole di sua pro-