quelle cose, che la provvidenza dovere avvenire preconosce, crediamo non dovere avvenire, e non più tosto arbitriamo loro, sebbene avvengono, non però avere di sua natura alcuna necessità avuto, per la quale avvenire dovessero. La qual cosa tu dallo esempio, che io ti darò, leggiermente potrai conoscere. Molte sono quelle cose le quali, mentre che si fanno, vediamo farsi dinanzi agli occhi nostri, come quelle che nel guidare i carri e maneggiarli si vede che fanno i carradori; e il medesimo di tutte l’altre. Dimmi dunque: che alcuna di quelle cose in quella guisa si faccia è alcuna necessità che ne costringa? Certo no, risponderai, perchè indarno sarebbe l’effetto dell’arte, se tutte le cose forzatamente si movessero. Quelle cose dunque, le quali, quando si fanno, mancano della necessità dell’essere, le medesime, innanzi che si facciano, hanno bene a essere, ma senza necessità; e così sono alcune cose, le quali deono bene venire, ma il loro avvenimento è libero da ogni necessità; perchè quello non penso io che alcuno sia per dire, che quelle cose che ora si fanno, prima che si facessero non fossero future. Queste cose dunque, ancorachè preconosciute, hanno gli avvenimenti liberi; perchè, come la scienza delle cose presenti non apporta necessità nessuna alle cose che si fanno, così la scienza delle future nessuna n’apporta a quelle che fare si debbono. Ma questo è quello, dirai tu, di che si dubita, se di quelle cose le quali non hanno gli avvenimenti necessarii, possa essere alcuna precognizione; perchè a te pare che discordino queste cose, e pensi che, se le cose