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doversi fuggire; per la qual cosa in tutti coloro, ne’ quali è la ragione, ne’ medesimi è ancora la libertà del volere e del disvolere: ma io non sentenzio già nè determino che questa libertà sia in tutti eguale; conciosiacosachè le sovrane sostanze e divine hanno il giudizio che vede il tutto, il volere che mai non si corrompe, e ’l potere presente di sempre conseguire tutto quello che desiderano. Ma l’anime umane è necessario che siano più libere quando elleno nella speculazione della mente divina si conservano, e meno quando sdrucciolano nei corpi, e meno ancora quando con le terrene membra si collegano. L’ultima servitù è quando, datesi a vizii, sono dalla possessione della loro ragion propria cadute; perciocchè, quando dalla luce della somma verità avvallano gli occhi alle cose sottane e tenebrose, incontanente dalle nebbie della ignoranza offuscate sono, e dalle passioni dannose dell’anima perturbate, alle quali accostandosi e consentendo, ajutano quella servitudine che esse medesime si procacciaro. E sono quasi dalla lor propria libertà fatte prigioni. Le quali cose nondimeno quello sguardo della provvidenza, il quale tutte le vede ab eterno, risguarda, e ciascuna secondo i suoi meriti predestinata dispone.


LE SECONDE RIME.

Omero, a cui le Muse
     Dieder più dolce suon, ch’ad altri mai,
     Loda del sole il puro lume e i rai;
I quai perciò la terra
     5Dentro passar, nè con lor debil luce