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essendo ciascun fianco della tua disputa chiaro apparito e da prestargli indubitatamente fede, non c’è cagione nessuna, per che delle cose che seguitano dubitare si debba. Allora ella: Io, rispose, ti compiacerò; e, questo detto, cominciò in cotal maniera: Se alcuno diffinisse il caso essere uno avvenimento temerario e non prodotto da concatenazione e legame alcuno di cagioni; io allora dico per fermo, che il caso veramente non è nulla. E che egli altro non sia che una voce, alla cui significazione non risponda in fatto cosa nessuna, giudico e determino. Perciocchè qual luogo può, costringendo Dio tutte quante le cose in ordine, alla temerità rimanere? perchè nulla esser di nulla è vera sentenza, alla quale niuno mai degli antichi contraddisse, benchè essi non del principio agente, cioè di Dio, ma del soggetto materiale, cioè della natura, ponendo ciò come un fondamento di tutte le ragioni, intendessero. Ma se di nessuna cagione alcuna cosa nascesse, questa che di nonnulla nata fosse, parrebbe. Or, se questo essere non puote, nè anco il caso può tale essere, chente, poco ha, fu da noi diffinito. Come? dissi io; dunque non è cosa alcuna, la quale si possa chiamare ragionevolmente caso o a caso? o pure se ne ritrova alcuna, alla quale, sebbene il volgo nollo sa, si convengono cotesti vocaboli? Il mio Aristotile, disse, brevemente e con ragione assai vicina al vero lo diffinì. In che modo? dimandai. Ogni volta, rispose, che alcuna cosa si fa per cagione d’alcuna cosa, e ne nasce per alcune cagioni alcuna altra cosa, che quella che si cercava che ne nascesse, cotale avvenimento fuori del-