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LIBRO QUINTO


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Trattasi in questo libro del caso, della libertà dell'arbitrio, e della concordia della libertà colla prescienza di Dio.


PROSA PRIMA.

Così detto aveva la Filosofia, e ad alcune altre cose trattare e spedire il filo volgeva del suo parlare. Allora io: Dritto è veramente, dissi, cotesto conforto, e della tua autorità degnissimo; ma io provo ora con effetto quello che tu poco fa dicesti, che la quistione della provvidenza è con molte altre giunta insieme e mescolata. Per che io ti dimando se tu pensi che il caso sia alcuna cosa veramente, e quello che tu pensi che sia. Allora ella: Io m’affretto, disse, di pagarti il debito della mia promessa, e aprirti la via per la quale tu a tua patria sii riportato. Ora queste cose, che tu mi dimandi, tuttochè siano utilissime a conoscere, sono però alquanto lontane e fuori del sentiero del proponimento nostro. Ed è da dubitare che tu, stanco di questi sviamenti d’andare fuori di strada, non sii bastevole a fornire il viaggio diritto. Di cotesto, risposi io, non bisogna che tu dubiti punto; perciocchè conoscere quelle cose, delle quali grandissimamente mi diletto, mi sarà in luogo di riposo, e quasi come un diporto. Similmente,