Pagina:Della consolazione della filosofia.djvu/142

142

d’alcuno è per avventura strabocchevole e importuna tanto, che la povertà potrebbe, più tosto che altro, esacerbarlo a commettere qualche sceleratezza; onde il rimedio che usa la provvidenza a medicare costui, è donargli moneta. Questi, la coscienza sua risguardando, e imbrattata di peccati veggendola, e agguagliando con lei la fortuna e felicità sua, comincia per sorte a temere che il perdere quelle cose, l'uso delle quali gli è giocondo, non gli porti malinconía: muterà dunque i costumi; e, mentre teme di dover perdere la roba, abbandona i vizii. Altri in quella ruina, che meritati s’hanno, trabocca la felicità indegnamente da loro usata. Ad alcuni è permessa la potestà di punire, perchè eglino a’ buoni d’esercizio e a’ rei di castigo fossero cagione; perchè, come tra i buoni e malvagi non è concordia nessuna, così i malvagi tra loro medesimi convenire non possono; nè è gran fatto questo: conciosiachè tutti discordino da sè medesimo ciascuno, rimordendo i vizii la coscienza, e facendo essi molte volte di quelle cose le quali, posciachè le hanno fatte, giudicano eglino stessi che fare non si dovevano. Della qual cosa quella somma provvidenza notabile meraviglia molte volte produsse, che i malvagi facessero buoni i malvagi; perciocchè, parendo loro di sopportare ingiustamente e ricevere cose inique da’ pessimi, ardendo d’odio contra loro colpevoli, mentre che s’ingegnano d’essere dissomiglianti da coloro i quali hanno in odio, al frutto tornarono delle virtù. Perchè sola la virtù divina è quella, cui eziandío i mali sono beni; perchè, convenevolmente usandogli, ne cava alcuno effetto