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tutta la natura, o da celesti movimenti delle stelle, o dalla virtù angelica, o da varia industria di demonii, o da alcuna di queste cose o da tutte, quello è certo e manifesto la provvidenza essere la forma immobile e semplice delle cose che s’hanno a fare, e il fato un legamento mobile e ordine temporale di quelle cose che la semplicità divina dispose che fare si dovessero. Onde segue, che tutte le cose le quali al fato sono sottoposte, siano ancora alla provvidenza soggette, a cui eziandío esso fato soggiace e sottostà; e che alcune di quelle che sotto la provvidenza locate sono, avanzino e vincano il fato: e queste sono quelle le quali, stando presso alla Divinità stabilmente fisse, l’ordine della mutabilità fatale trapassano. Perchè, come di più cerchi, i quali si volgano intorno un medesimo centro, quello che è l’ultimo di dentro s’accosta alla semplicità del mezzo, ed è degli altri, che sono fuor di lui, come un certo centro, intorno al quale si girino; e quello che è l’ultimo di fuori, roteando con maggior circuito, quanto dalla indivisibilità del punto del mezzo, cioè dal centro, si parte e allontana, tanto con più ampii spazii si spiega; e, se alcuna cosa si congiunga e accompagni a quel mezzo, ovvero centro, diviene necessariamente semplice anch’ella, e non si distende e muove più; somigliantemente quello che più lontano dalla prima mente si parte, di maggior nodi e legami di fato s’impaccia e avviluppa: e tanto è ciascuna cosa dal fato più libera, quanto ella s’accosta più vicina a quel sommo centro di tutte le cose; e, se ella alla fermezza della mente superna s’appog-