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LIBRO QUARTO


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Questo quarto libro gl’insegna come, se Dio è rettore del tutto, non possono i malvagi esser se non infelici ed impotenti, ed all’incontro i buoni se non potenti e beati. E così mettesi a trattare della provvidenza e del fato, e mostragli come non si dà fortuna trista.


PROSA PRIMA.

Avendo la filosofia queste cose, servata la dignità del viso e la gravità del parlare, pianamente e soavemente cantato, io, il quale del dolore, che dentro avea, non m’era ancora sdimenticato del tutto, l’intendimento di lei, che s’apparecchiava a dovere ancora alcuna altra cosa dire, interruppi, e dissi: O guida e mostratrice del vero lume, le cose le quali infin qui ha il tuo parlare mandate fuori, si sono manifestamente dimostre non meno divine per la propria speculazione loro, che invitte e certissime per le ragioni allegate da te. E m’hai cose raccontato, le quali avvengadiochè per lo dolore della ingiuria avessi novellamente dimenticate, non è per questo che io già non le sapessi in gran parte. Ma la maggior cagione della tristizia nostra è questa stessa, come sia possibile che, essendo il Rettore delle cose buono, o i mali possano essere in alcun modo,