solo. Non si può negare, risposi. E Dio essere il sommo bene è stato, disse, dimostrato da noi di sopra. Me ne ricordo, risposi. Egli dunque, disse, dispone ogni cosa per lo bene, posciachè egli regge ogni cosa per sè, lo quale esser bene abbiamo consentito; e questo è come un certo timone e governo, per lo quale si mantiene la fabbrica del mondo stabile e incorrotta. Piacemi, risposi, grandemente, e m'accorsi infin dianzi; avvengadiochè con debile sospezione, che tu questo dovevi dire. Credolti, disse, perchè tu omai, secondo che mi par di vedere, volgi gli occhi più desto a conoscere le cose vere; ma quello che dirò ora, non è meno aperto a potersi vedere. Che cosa? risposi. Con ciò sia cosa, disse, che Dio sia ragionevolmente creduto governare tutte le cose col timone della ragione, e che tutte le medesime cose per inclinazione naturale corrano, come s'è dimostrato, al bene, dimmi, puossi egli dubitare che elleno siano volontariamente rette e si volgano spontaneamente al cenno di lui, che le dispone, come quelle che convengono e sono contemperate a cotal rettore? Così è di necessità, risposi; nè parrebbe che cotale reggimento fosse beato, se egli più tosto giogo fosse di chi ricusasse portarlo, che salute a chi volesse ubbidirlo. Niuna cosa dunque si trova, rispose ella, la quale, servando la natura sua, si sforzi di opporsi a Dio. Nessuna, risposi. E, sebbene alcuna se ne sforzasse, disse ella, credi tu che facesse profitto alcuno contra colui il quale abbiamo conceduto che per lo essere egli beato sia potentissimo? Nessuno, dissi, nessuno. Non è dunque cosa alcuna, disse,