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della congiura di catilina | 19 |
ogni cosa; se del danaro più prodiga o della fama foss’ella, difficile a dirsi: lasciva così da richiedere più spesso ch’esser richiesta. Tradita da lei già spesse volte la fede; negato con ispergiuri il deposito; negli assassinj frammistasi; dall’indigenza e dal lusso agli estremi ridotta. Ma di non mediocre ingegno dotata, e motteggiare e verseggiare sapea, e il sermone, or modesto or provocante ed or tenero, con piacevolezza e garbo sommo condire.
XXVI.
Di simili fautori munito, Catilina ardiva pur chiedere il prossimo Consolato; sperando, se eletto veniva, di governar egli Antonio a sua posta. Quindi, irrequieto pur sempre, incessanti insidie a Cicerone tendeva: cui non mancavano però stratagemmi ed astuzie a schermirsi. Già nell’entrare egli Console, con promesse guadagnata Fulvia si avea, la quale per mezzo del poc’anzi mentovato Curio, svelavagli di Catilina ogni passo: e al collega Antonio accordando egli la scelta della provincia, alquanto più favorevole alla Repubblica fatto lo aveva. Cicerone inoltre molti amici e clienti in propria difesa occultamente dintorno teneasi. Vennero i Comizj, e non riuscirono a Catilina nè la domanda, nè le insidie nel Campo Marzio tese ai Consoli. Perciò, tornatigli a danno e a vergogna gli occulti mezzi, per tentare gli estremi partiti alla guerra appigliossi.
XXVII.
A Fiesole e in quella parte d’Etruria rimanda egli dunque Cajo Manlio, un Settimo Camerte ne’ Piceni, Cajo Giulio nella Puglia, ed altri altrove, secondo che adatti li reputa. Egli macchina in Roma frattanto; al Console aguati, alla città incendj prepara; d’armati circonda i luoghi opportuni; s’arma egli stesso; e giorno e notte all’altrui disciplina vegliando, non mai per vigilie nè per fatiche si stanca. Ma di attività cotanta non raccogliendo egli alcun frutto, da Marco Porzio Lecca riadunare fa i capi della congiura a notte inoltrata. Quivi della loro dappocaggine molto dolutosi, dice aver egli avviato nella Etruria Manlio verso la gente all’armi già destinatavi, ed altri altrove, affinchè le ostilità cominciassero: e sospirare egli stesso di raggiunger gli armati, oppresso appena quel Cicerone, che a’ suoi disegni era l’ostacol maggiore.