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della congiura di catilina 9

V.


Lucio Catilina, di nobil prosapia, d’animo e di corpo fortissimo, ma di malefica e prava indole, fin dai primi suoi anni le intestine guerre, le rapine, le stragi, e la civil discordia anelando, fra esse cresceva. Digiuni, veglie, rigor di stagioni, oltre ogni credere sopportava; di audace ingannevole e versatile ingegno; d’ogni finzione e dissimulazione maestro: cupido dell’altrui; prodigo del suo; nei desiderj bollente; e più eloquente assai che assennato. Sempre nella vasta sua mente smoderate cose rivolgea, inverisimili, troppo sublimi. Costui, dopo la tirannide di Silla, invaso da sfrenatissima voglia di soggettarsi la Repubblica, buono stimava ogni mezzo, purchè procacciasse a se regno. Vieppiù ogni dì inferocivasi quell’animo, da povertà travagliato e dalla coscienza de’ proprj delitti; figlie in lui l’una e l’altra delle su mentovate dissolutezze. Lo incitavano inoltre i corrotti costumi di Roma, cui due pessime e contrarie pesti affliggevano; lusso, e avarizia. Ma, poichè dei costumi ho toccato, opportuno parmi, ripigliando più addietro, brevemente discorrere gli usi con cui ed in casa e nel campo i maggiori nostri governavano la Repubblica; quanta dopo lor rimanevasi; e come a poco a poco cangiatasi, di felicissima ed ottima, divenisse pessima e scelleratissima.

VI.


Roma (com’è fama) fondata era, e nei principj suoi governata dai Trojani sotto Enea fuggitivi e vaganti; ai quali si univano poi gli Aborigeni, uomini rozzi, da ogni legge e freno disciolti. Incredibile a narrarsi, come costoro diversi d’origine lingua e costumi coabitassero in pace. Ma, cresciuti poi in numero civiltà ed estensione, da una certa loro prosperità e potenza nasceva, come suole fra gli uomini, l’invidia altrui. Quindi i Re e i vicini popoli, con guerre a provocarli; pochi de’ loro amici a soccorrerli; i più, intimoriti, a scostarsi dai loro pericoli. Ma i Romani, in città ed in campo solleciti sempre, ad incoraggirsi l’un l’altro disposti, ad affrontare i nemici, a difender con l’armi la libertà la patria i sudditi. Superati poscia colla virtù i pericoli, ajutavano gli alleati ed amici; cui, più donando che ricevendo, guadagnavansi. Il loro capo chiamavano Re: ma legittimo era il suo impero. Prescegliavano i vecchi