Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
secoli. Il più ardito interprete ne fu certamente san Gerolamo, il quale nel matrimonio non trovava altro di buono che la riproduzione delle vergini1. Quelli poi fra i Padri i quali non cadevano in così eccessive dottrine, erano però concordi a condannare per motivi consimili le seconde e le posteriori nozze2.
Per tal guisa toglievasi importanza al grande principio cristiano della eguale dignità, dell'uguale diritto delle donne e degli uomini. Popolavansi i monasteri di vergini, e rimanevano nelle famiglie donne che si separavano internamente dai mariti, e al di fuori non s'atteggiavano che ad indifferenza per le cose mondane e ad obbedienza passiva3. Non mai più chiaramente d'allora si vide qual potente dissolvente sociale sia l'ascetismo, e propriamente lo sia coll'agire direttamente sulle donne, che ammalia ed isterilisce colla lusinga di una immaginaria ed egoistica perfezione.
Non tardarono però le esagerazioni ascetiche ad attenuarsi e a perdere impero nella società cristiana colla stessa maggior diffusione della nuova religione, e più ancora col diventare la Chiesa una istituzione riconosciuta e tutelata dalle leggi, e concorrente collo Stato ai medesimi fini di ordine e di educa-
- ↑ Laudo nuptias, laudo conjugium, sed quia mihi virgines generant. Ep. XXII. Altrove egli dice: Jam securis ad Arbore posita est, quae silvam legis et nuptiarum evangelica castitate succidat. Ep. CXXIII. Si fece interprete di siffatte idee, a molti secoli di distanza, Pietro Lombardo, Sententiae, lib. IV, dist. 31: Quando servata fide thori causa proìis conjuges conveniunt, sic excusatur coitus ut culpam non habeat. Deficiente bono prolis....... non sic excusatur, ut non habeat culpam venialem.
- ↑ Conf. Perrone, De matrimonio, lib. III, sect. 1, dove sono citati san Gerolamo, Atenagora, Clemente Alessandrino, Origene, san Gregorio Nazianzeno. Atenagora chiama il secondo matrimonio adulterio, e Clemente Alessandrino fornicazione.
- ↑ Il Legouvé cita a questo proposito opportunamente un passo delle Confessioni, in è detto: «mia madre obbediva ciecamente a quello che le aveano fatto sposare; di guisa che allorquando venivano da lei altre donne, che portavano sul loro viso le traccio della collera maritale, mia madre diceva loro: la colpa è vostra o della vostra lingua; non ispetta ad una serva l'affrontare il padrone; ciò non accadrebbe, se quando vi si lesse il vostro contratto di matrimonio, vi fosse stato detto che era questo un contratto di schiavitù». (Conf., lib. IX, cap. IX).