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DELLE DONNE 45

vità delle donne dovesse abbracciare altro che la vita famigliare; la loro avversione all’ingerenza femminile nella politica ci è dipinta abbastanza da un discorso di Catone, riferitoci da Livio1. Soltanto negli scrittori satirici dell'epoca imperiale trovansi non rade allusioni, né molto benigne, al sesso femminile, alle sue tendenze, alla sua opera sociale. Giovenale è il più accanito di tutti in questa persecuzione delle donne, in una ben nota satira2, ove ce le rappresenta come esseri corrottissimi, a cui non può giovare ed anzi disdice persino lo studio e la scienza. Ma sono queste mere espressioni di un pessimismo ispirato pur troppo dalla corruzione dei tempi, e non contenuto da un saggio apprezzamento delle cagioni vere dei mali sociali, e della responsabilità che ne spettava alla società tutta intera.

Rinasce nella filosofìa cristiana il culto dei grandi ideali della umana esistenza, negletti dai Romani, e quasi scomparsi affatto dal pensiero e dalla vita loro nella decadenza che preparò la strada all'Impero e al Cristianesimo. Suolsi passar sopra un po' troppo leggermente ai primi secoli della filosofia cristiana, alla così detta patristica, per tutto ciò che non riguarda propriamente la teologia e la storia del dogma. Tutt'al più suolsi considerare isolatamente, e come un'apparizione distaccata affatto dal mondo intellettuale del tempo, la filosofia politica di sant'Agostino; eppure non vi ha nessuno fra i Padri della Chiesa, nelle cui opere, il più delle volte teologiche, non si incontrino frequenti considerazioni, e più che considerazioni, dichiarazioni di principii intorno a tutte le più importanti quistioni del vivere umano e sociale, coordi-

    ruptor uxorum. Ep. XCIV. Principio codesto, che il Lecky (History of european morals, Londra 1869, vol. 2, p. 332) trova confermato nel seguente passo del Diritto Romano, di cui non sa però indicare la precisa collocazione: periniquum enim videtur esse, ut pudicitiam vir ab uxore exigat, quam ipse non exhibeat.

  1. Tit. Liv., XXIV, 2. in occasione della proposta di abrogare la legge oppia.
  2. Satira VI.