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38 DELLA CONDIZIONE GIURIDICA

stessa Repubblica1. E non isvolge Platone nel Convito2 quel sublime concetto, che le donne e l'uomo rappresentano due metà di un solo e medesimo tutto, una volta indiviso, le quali tendono a riunirsi? Vero è che le differenze dei sessi rappresentano nella cosmologia di Platone due condizioni di esistenza, di pregio differente, di cui la meno pregevole o femminile, raccoglie una parte delle anime umane decadute dalla prima e più nobile3. Ma non vi ha bisogno di ravvisare nella donna una inferiorità di natura, per riputarne la sorte meno invidiabile di quella dell'uomo; basta pensare al maggior retaggio di dolori e di privazioni assegnate alla donna in parte dalla natura, in parte dalle leggi e dalle abitudini, per nutrire quella opinione. E vero è pure che Platone fa consistere la somma delle virtù femminili, nel governo della casa, e nella soggezione al marito4, ma argomentarne come fa il Gide5, che il filosofo esprimesse in tal guisa una meno favorevole opinione circa la nobiltà di natura e l'altezza della missione femminile, è un disconoscere che fra i due sessi possa intercedere una naturale divisione di uffici sociali, e che al buon governo della famiglia richiedansi le stesse doti di mente e di carattere che occorrono all’uomo nel governo delle pubbliche faccende, o che la donna, regina della casa, non sia per ciò solo costituita in condizione di potere in molte cose dar legge al marito da cui pure la riceve in molte altre. Era del resto Platone tanto alieno dalla dottrina della inferiorità intellettuale e morale del sesso femminile, che

  1. V. specialmente Rep., X, 452, E.
  2. Conv. ed. Mars. Fic., Lione 1570, p. 288.
  3. Tim. 90, l., 41, E. Nel De Repub. (Ed. Mars. Fic.) è notevole fra gli altri questo passo: nullum inter eos qui civitatem administrant officium mulieris proprium qua mulier, aut viri proprium qua air, sed æque dispersœ in animantibus utriusque naturæ; et omnium quidem munerum matura particeps est fœmina, omnium et air; in omnibus et air; in omnibus autem imbecillior viro fœmina.
  4. Menon, 3.
  5. Étude sur la condition privèe de la femme, Paris 1867, p. 757