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DELLE DONNE 265

Caterina Ferrucci, ma questi esempi non potranno mai diventar comuni. Ed è anche vero che l'autrice1 consiglia il prudente educatore a modificare le sue proposte a seconda delle individuali facoltà e propensioni dell'alunno, ma di queste modificazioni l'effetto dovrà appunto essere nel massimo numero dei casi il mutare affatto non soltanto né tanto le proporzioni dei singoli studi compresi nel programma, quanto lo stesso indirizzo, e la propria fisionomia di questo.

Mi sono diffuso alquanto intorno alle opinioni della signora Ferrucci circa la natura e la missione sociale delle donne, non solo perchè, come già dissi, quella scrittrice è la principale rappresentante di una intiera categoria o scuola che sino a ieri fu la più numerosa e la più importante fra gli scrittori italiani del secolo presente intorno alla quistione femminile, ma eziandio perchè quelle opinioni, non essendo state finora contraddette apertamente in Italia, neppure da coloro i quali tenderebbero, più o meno consapevolmente, ad accrescere la importanza sociale delle donne fuori della famiglia, si può dire che costituiscano una vera e salda persuasione nazionale. Uguaglianza di dignità dei due sessi, missione principale della donna la famiglia, miglioramento della educazione e ampliamento della istruzione femminile, affinchè le donne possano più degnamente e più utilmente disimpegnare l'ufficio di mogli e di educatrici delle crescenti generazioni, tali sono veramente anche oggi in Italia i criteri principali del comune giudizio intorno alla naturale condizione del sesso femminile, e intorno ai possibili e desiderabili miglioramenti della medesima. Riscontransi infatti oltre che negli scritti di Caterina Ferrucci, anche in quelli di Niccolò Tommaseo, del venerato mio genitore Melchiade Gabba, dell'avvocato Sorani, di Maria Mozzoni, di Giacomo Oddo, del prof. Fazio, di Malvina Frank, di

  1. Ib., Pref., p. X.