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giudicare, e tanto sa delle scienze, ch'ella può udire con diletto e con frutto le conversazioni dei dotti, ed a quelle senza orgoglio e senza ostentazione partecipare, certo a tutti sarà cara, da tutti sarà onorata»1. In particolare le astrattezze non reputa l'autrice essere appropriate all'ingegno femminile2, e di metafisica elle dovrebbero sapere solo quanto fa mestieri per conoscere la natura dell'animo umano e le sue forze3. Ma dentro i giusti confini contenuta, e sopratutto rivolta al fine della morale perfezione, la Ferrucci afferma che l'istruzione è indispensabile alla donna onde adempiere degnamente l'ufficio suo4, che devesi chiamare «temerario pensatore qualunque ardisca porre fra la donna e l'uomo una differenza che la natura certo non pose5», e che «ove le donne fossero altamente educate, il sorriso dell'amore e della bellezza saria per sempre negato a tutti coloro che, perdendo l'ingegno nell'ozio e la vita nella viltà, mostrano di non sapere quanto nobile cosa sia l'avere avuto in dono dal Cielo un'anima ragionevole e perfettibile»6. Biasima fortemente l'autrice il sistema di istruzione oggi praticato in Italia, il quale, a suo dire, rende «servi, sterili, e pigri gli ingegni»7, e dopo la prima istruzione impartita ai fanciulli dalle madri, propone che la educazione e la istruzione delle fanciulle si faccia in apposite scuole e in convitti governativi8. Quale poi debba propriamente essere a giudizio dell'autrice, la natura e la estensione degli studi delle donne italiane, studi, s'intende, diretti a preparare le donne alla loro speciale missione famigliare e sociale, rilevasi da apposito libro su questo argomento9. La storia santa, la geografia, la storia antica, la dottrina religiosa, la poesia classica, epica, drammatica e lirica, la psicologia e la

  1. Educ. mor., p. 292.
  2. Educ. intell., vol. II, p. 303.
  3. Ib., p. 216.
  4. Ib., p. 22.
  5. Ib., p. 377.
  6. Ib., p. 393.
  7. Ib., vol. I, p. 67.
  8. Ib., p. 18.
  9. Degli studi delle donne italiane, v. sopra, p. 245, nota 11.