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le figliuole nei conventi1, ed anche quella di affidarle ad educatrici o governanti prezzolate2; vuole che le madri educhino da sé le figliuole, che ne siano esse le migliori amiche, non fidandosi troppo facilmente neppure delle amicizie tra quelle ed altre fanciulle3. Quanto poi al modo di educare, l'autrice ne ripone i supremi criteri direttivi nello agire sulla coscienza anziché sulla sensibilità4, nel fortificare la volontà, questo prezioso attributo dell'uomo, di cui tanti neppur si avveggono nel corso della loro esistenza, e che negli Italiani d'oggidì è pur troppo una delle facoltà meno operative5, nel conciliare la fede nella ragione6, colla sincerità e coll'efficacia del sentimento religioso. L'importanza della religione è veramente capitale per la signora Ferrucci in ogni buon sistema di educazione, e specialmente nella educazione delle donne; in questa la religione occupa, a di lei avviso, lo stesso posto che l'amore della vita femminile. La donna che non sa elevare costantemente la sua mente a Dio, averlo per costante testimonio dei suoi pensieri e dei suoi fatti, è per lei un essere tralignato, che si trova in certa guisa in lotta contro la sua stessa natura, non meno che se nella donna l'amore abbia dato luogo all'egoismo, reputando ella altresì che la religione sia nella donna la più elevata forma dell'amore, in cui riassumesi tutta quanta la sua vita7.

Educazione morale della donna senza istruzione la Fer-

    mata l'autrice, e a cui ella costantemente si ispira in tutti i suoi scritti, è l'amore d'Italia. In proposito ella esce, fra le altre, in queste nobili parole: «io amo l'Italia sopra tutte le umane cose, non amando altro che Dio e la verità più di lei» (Educ. intell., vol. I, p. 228).

  1. Ib., p. 16.
  2. Educ. mor., p. 236.
  3. Ib., p. 123; Educ. intell., vol. I, p. 142.
  4. Ib., p. 19, 52.
  5. Ib., p. 73, 74, 88.
  6. Ib., p. 63.
  7. Ib., p. 100-104. «La fiducia e l'amore, cioè i due primi elementi del-