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260 DELLA CONDIZIONE GIURIDICA

moglie deve reputare il marito suo signore, sua guida, compagno e amico suo»1.

L'educazione delle donne divide, la Ferrucci, in due parti ben distinte, cioè nella educazione vera e propria, che si dirige piuttosto all'animo e al carattere, e nella istruzione; e intorno all'una e all'altra essa diffondesi ugualmente, additandone la meta e i principii direttivi.

Dipartendosi dal riflesso che le donne sono chiamate «a informare le crescenti generazioni a quelle virtù che rendono le famiglie concordi, felici e quieti gli Stati2, e che le donne furono nella storia tenute più in alto o più in basso, secondo che più o meno dominava nella società il principio spirituale»3, insegna la Ferrucci che una buona educazione delle donne deve proporsi di avvivare nel loro animo il rispetto dell'essere umano, la fede nel bene4, l'amore del dovere5, deve tendere a farle «forti d'animo»6, coraggiose nella benevolenza, «salutarmente compassionevoli, e senza ostentazione»7, «amanti della patria più ancora che della famiglia»8. A tal fine l'autrice biasima l'usanza di far educare

  1. Ib., p. 164. A pagina 386, ib., leggesi questo bel passo: «Colei che fu educata ad osservare il dovere, e ad amare il buono ed il bello...... ravvisa nelle leggi che reggono il matrimonio una armoniosa unione tra la debolezza e la forza, una vicenda e un ricambio caritativo di uffici, un cortese aiuto dato da chi può a chi può meno, e in quelle ammira lo spontaneo inchinarsi degli affetti gentili, nella donna quasi simbolo vivente rappresentati, all'ardito ingegno e alla investigatrice sapienza, per cui l'uomo è salutato a ragione signore e re del creato. V. anche Educ. intell., vol. II, p. 220, 222.
  2. Ib., p. 13, 305, 399. «Tu vuoi che gli Italiani siano giusti, magnanimi, valorosi, e poi lasci le donne nelle mollezze e nella ignoranza?» (p. 305).
  3. Ib., p. 5.
  4. Ib., p. 225.
  5. Ib., p. 19, 52.
  6. Ib., p. 177. «...dove per serbare incontaminato l'onore il marito fosse costretto di perdere coraggiosamente la vita, non si tenga essa per ciò al tutto misera e derelitta, ma si rechi a gloria le vedovili bende e le sofferte sciagure».
  7. Ib., p. 128, 129.
  8. Educ. intell., vol. I, p. 290. Fra i sentimenti da cui è più fortemente ani-