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DELLE DONNE | 233 |
l'Aretofila Savini De Rossi, e l'illustre Maria Gaetana Agnesi. La prima annotò il su citato discorso del Volpi, e poscia scrisse una Apologia in favore degli studi delle donne1, nella quale invoca una maggior cultura femminile come guarentigia contro i vizi, complemento di bellezza, mezzo ad una migliore educazione dei figli, e ad accrescere la considerazione e la fiducia degli uomini, e respinge l'accusa che la maggior coltura possa scemare nelle donne la riservatezza e la dolcezza dell'animo, affermando questi non poter essere che frutti di falsa e superficiale dottrina. La seconda, nell'età di nove anni, cominciò a far stupire del suo ingegno i contemporanei, e preluse alle glorie scientifiche della sua gioventù e dell'età matura, recitando in Milano, il giorno 18 agosto 1727, una orazione latina qua ostenditur: artium liberalium studia a foemineo sexu numquam abhorrere2. In questo discorso, steso in ottima lingua latina, l'Agnesi argomenta anch'essa dall’uguaglianza spirituale dei due sessi3, dalla perfezione della femminile struttura fisica,
- ↑ Il Volpi ebbe la lealtà e la cortesia di stampare il discorso della De Rossi in risposta al suo, nella suaccennata collezione (V. sopra, p. 50, nota 1) ed anche le annotazioni critiche della medesima al suo proprio discorso in calce a quest'ultimo.
- ↑ È pure stampata nella raccolta del Volpi (V. sopra, nota 1), p. 91-105.
- ↑ Quis enim..., licet disparem luteæ hujus molis constitutionem inspiciat, æquali tamen spiritu nos divinitus informatas compertum non habeat? — Le Istituzioni analitiche, ad uso della gioventù italiana comparvero nel 1748. L’Accademia delle scienze di Parigi ne disse fra le altre cose «che non si sono per
intitolato Versi e prose di diversi autori, (Salò 1774, Righetti). — Nel 1836 venne pubblicato a Milano (Pirotta), col titolo: L'educazione letteraria del bel sesso, raccomandata e promossa da Clementino Vannetti roveretano, un epistolario di quell'insigne letterato della fine del secolo scorso. Ma il titolo non corrisponde al contenuto, che si risolve in lettere su quistioni letterarie, dirette ad una donna, ma non già sulla quistione indicata nel titolo. Soltanto a pag. 16 è detto che nelle donne «non cercasi profondità, ma leggiadria, amenità, lepore, candidezza», e delle poesie di Vittoria Colonna e di Gaspara Stampa è detto non trovarvisi «altro che un certo naturale discernimento, un garbo di scrivere loro proprio, una certa soavità d'anima che parla al cuore, che si sente senza poterla definire».