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226 DELLA CONDIZIONE GIURIDICA

liana un lontano preludio alla odierna dottrina della femminile emancipazione, o della parificazione dei due sessi in ogni privata e pubblica incombenza. Trassero bensì quegli scrittori da Platone la prima loro ispirazione, ma ne cansarono le esagerazioni1, e se nella esterior veste del discorso non rade volte furono troppo ligi al pseudo-aristotelismo del tempo, nella sostanza seppero contemplare le fantasie platoniche col senno pratico dello Stagirita. Per tutti questi scrittori la missione principale della donna è sempre quella famigliare; lo prova, fra gli altri argomenti, l'apologia del matrimonio fatta dal Tasso e dal Bronzino2. E per tal guisa le opere loro rispondono alle tradizioni e allo spirito della civiltà italica, ed hanno serietà maggiore di quello che sulle prime non pare a chi è colpito dalle strane arditezze, dai vuoti ragionamenti, che meglio si addicono ad accademiche giostre, che a discus-

  1. Solo per incidente il Bronzino ritiene le donne idonee del pari alle armi e alle lettere, e cita in appoggio il mito di Pallade-Minerva (g. 1a, p. 127).
  2. Della bellissima lettera di Torquato ad Ercole Tasso intorno al matrimonio, meritano fra gli altri di essere ricordati i brani seguenti: «Se la solitudine è misera cosa e noiosa, piacevole e felice è la compagnia; ma fra tutte le compagnie niuna è più cara di quella che è fra il marito e la moglie. Se l'abbandonare gli amori lascivi e le femmine del mondo è cosa onesta, onesto è il matrimonio, che ne è cagione; se è utile lasciare le soverchie pompe e le spese rare, utile è questo legittimo congiungimento; e se il por fine alle inimicizie ed alle contese civili reca salute alle città ed ai regni, niuna è di lui più salutifera e giusta» — «Tu (matrimonio) prima raccogliesti sotto un tetto, e rinchiudesti dentro un muro, e raccogliesti in una città medesima le genti umane, che a guisa di fiere abitavano sparse nelle selve e nelle campagne. Tu cangiasti le oscure spelonche nelle morbide camere, e i freddi monti negli ornati palazzi! Tu facesti lecito quel che piaceva, ed onesto quel che si desiderava. Tu ponesti dolce legge agli umani piaceri, e lodevole freno ai trabocchevoli desiderii; per te divenne proprio quel che era comune, e particolare quel che fu prima universale, e gradito quel che non era di alcun prezzo; per te si aggiunse l'onore col diletto, e la castità coll'amore, e por te discesero in terra la fede e la pudicizia e le altre virtù; anzi tu ne fosti il ritrovatore, e le tue sante leggi le insegnarono.... Tu sei dator di pace e di riposo, tu conformatore di amicizia e di parentado, tu scacciator di molestia e di pena; tu portator di pace e di allegrezza, tu ristoratore di perdite e di danno, tu accrescitor di utile e di comodo..... tu ci fai certi dei figliuoli e dei nipoti.....» — «Dunque se alcuno difendo la patria, difende il matrimonio; se alcuno salva