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DELLE DONNE 223

rità di scrittori, ma eziandio con numerosi esempi storici, non tutti però vagliati con sana critica. Specialmente l'attitudine delle donne allo insegnamento delle scienze, e al ben governare le faccende pubbliche, hanno eloquenti avvocati nei filogini italiani dei secoli decimosesto e decimosettimo1. Il Bronzino però e il Domenichi, i quali con buoni argomenti, specialmente storici, sostengono non potersi escludere le donne dai «pubblici consigli» per motivo di intellettuale incapacità, convengono però essere buona cosa che elle non si dedichino alle pubbliche faccende, onde non ne venga detrimento alla famiglia ed alla casa2. Né minore è l'accordo di quegli scrittori e scrittrici nel riputare le donne non meno capaci dell'uomo di ogni specie di virtù. La fortezza, la generosità, la prudenza, la temperanza, l'intrepidezza, la cortesia, la tolleranza dei mali, la pietà delle donne vengono illustrate meno con ragionamenti astratti che con numerosi esempi storici3, specialmente vengono confutate le solite volgari affermazioni

    giorn. 2a, p. 41; Filogenio, p. 61, 150-153. Il Bronzino contrappone alla maggior cultura del maschile ingegno la maggior precocità dello sviluppo intellettuale delle fanciulle (giorn. 2a, p. 17). Il Domenichi adduce pure come circostanza favorevole allo svolgimento intellettuale i più fini sensi delle donne (c. 30). L'uno (giorn. 6a, p. 75, 85; giorn. 8a, p. 65), e l’altro (c. 32), ed anche il Bruni (c. 81) notano come un grande pregio del femminile ingegno la «rapidità del consiglio» delle donne, per cui, come dice il primo, quando si propone alla donna un partito difficile, «subito ella ritrova il modo di venirne ad effetto, o di liberarsi da un imminente pericolo, o di consultare ad un subito utilissimo bene». L'eloquenza delle donne è pure stata notata e lodata da questi scrittori, e dagli altri loro confratelli. V., p. es., Domenichi, c. 99.

  1. Bronzino, giorn. 5a p. 17; giorn. 1a, p. 41 — Domenichi, c. 32. Se le donne scrivono meno degli uomini, in ciò appunto mostrano maggior senno, afferma il Bronzino (giorn. 4a, p. 35), e il Domenichi è dello stesso avviso (c. 37), dicendo addirittura che «lo scrivere non è testimonio d'ingegno, ma di mancamento di sapere», e cita a conferma di ciò l'esempio di Socrate e di Nostro Signore.
  2. Il Filogenio (p. 153) trova solo ostacolo naturale alla partecipazione delle donne alle pubbliche faccende, la stessa maggior bontà femminile, che non potrebbe tener testa alla maschile malvagità.
  3. Bronzino, g. 4a, p. 34, g. 5a; Filogenio, p. 39; L. Marinella, lib. 2, cap. I agg.; Domenichi, c. 39, 40, 104. Quest'ultimo osservò pel primo che il