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144 DELLA CONDIZIONE GIURIDICA

l'abbiezione morale e la miseranda fine di tante povere fanciulle iniquamente sedotte e abbandonate, sono piaghe della società moderna, e specialmente francese, che l'autrice tratteggia coi più vivi colori. Efficace rimedio essa opina consistere nella così detta ricerca della paternità1, nell'accrescere la responsabilità dei seduttori2, nel rendere più facile il riconoscimento della prole illegittima, e nello abolire le restrizioni che ora vi sono apposte3.

E mentre l'autrice mostra di avere a cuore sopra ogni cosa il buon ordine famigliare e l'onestà e felicità coniugale, essa reputa altresì che l'odierno diritto matrimoniale francese debba venire corretto in parecchi punti. Anch'essa vorrebbe il divorzio4, e abolita la separazione coniugale5, e vorrebbe altresì che le donne maritate avessero madori diritti nel governo dei loro beni, abolendo fra le altre cose l’autorizzazione maritale6.

Vi hanno finalmente alcune istituzioni ed usanze, che la signora Daubié reputa ingiuste e dannose al sesso femminile, e vorrebbe quindi tolte di mezzo, e altre che vorrebbe introdotte di nuovo. Fra le prime, le armate permanenti di celibatari forzati7, l'istituzione delle così dette case di tolleranza8, e la disuguaglianza di retribuzione dell'opera delle donne, anche quando questa non è inferiore a quella degli uomini9. Fra le seconde, una riforma delle leggi relative al servizio domestico10, una sorveglianza efficace dell'interno regime degli opifici occupati da giovani donne11, la tutela e il soccorso delle ragazze orlane e povere12, e di quelle che o sono in

  1. Ib., p. 286.
  2. Ib., p. 275.
  3. Ib., p. 277-278.
  4. Ib., p. 375, 376.
  5. Ib., p. 30.
  6. Ib., p. 372.
  7. Ib., p. 269, 270.
  8. Ib., p. 44-49, 231.
  9. Ib., p. 265.
  10. Ib., p. 80, 86, 89-95.
  11. Ib., p. 60-61.
  12. Ib., p. 339.