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DELLE DONNE | 141 |
faticose, le quali tornano a divertimento degli uomini, come sono le professioni teatrali1.
Deplora l'autrice la soverchia distanza che la società moderna si è abituata a frapporre fra la coltura intellettuale delle donne e quella degli uomini2, e propugna col maggior zelo una completa riforma della istruzione femminile, intesa a dischiudere alle donne le varie scuole oggi frequentate soltanto dagli uomini, e ad istituirne di speciali per loro, consimili alle maschili. Oltre alle scuole elementari femminili essa ne vorrebbe pure di secondarie, non disgiunte da scuole normali3, intese a formar maestre cui venisse affidato l'insegnamento secondario delle donne, o totalmente, o in unione con maestri. Né l'insegnamento superiore vorrebbe precluso alle donne, le quali a parer suo dovrebbersi ammettere alle lezioni delle università4, se anche non frammischiate cogli scolari dell'altro sesso5. In altri termini l'autrice propone una vera e propria università femminile, nel senso che si annette in Francia a queste parole. Oltre all’istruzione letteraria e scientifica, l'autrice vuole ampliata, e rinnovata intieramente l'istruzione professionale delle donne6, e l'istruzione artistica7, onde esse possano applicare le facoltà loro a maggior varietà di lavori industriali, a cui sarebbero idonee per natura, e salire a maggior perfezione in quelli cui già sono dedicate, e specialmente sappiano meglio e in maggior numero sfruttare quei delicati sentimenti, quei sottili accorgimenti, quell'amore del bello, dell’ordine, della precisione, che sono le più invidiabili prerogative dell'ingegno femminile. E nella riforma dell'istruzione artistica l'autrice ferma la sua attenzione in particolare sull'istruzione musicale, che è nulla per la maggior