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126 | DELLA CONDIZIONE GIURIDICA |
testa contro la mancanza del divorzio». I commenti al lettore. A madama Lacoste io ho riconosciuto il merito di una dipintura fedele, e di una analisi finissima dei mali morali del secolo presente; ma un'eguale sapienza nel curarli non posso attribuirle davvero.
Più brevemente dirò delle opinioni della signora Jenny d'Héricourt, da me già rammentata più sopra a proposito della sua polemica con Proudhon. Anch'essa appartiene alla categoria di coloro i quali considerano la riforma della condizione giuridica delle donne come unico e sufficiente rimedio ai mali morali dell'epoca presente; è anzi una delle più spiccate individualità di tale categoria. Il suo libro: La donna emancipata1, intesa a combattere gli errori prudoniani, è scritto bensì con brio e amenità di stile, ma in pari tempo con tanto impeto di passione, specialmente nelle più fondamentali dottrine, che lo svolgimento di queste è riuscito assai manchevole, e l'intrinseca autorità ancor minore.
Per la signora d'Héricourt come per John Stuart-Mill, ed altri ed altre non poche, la differenza delle attitudini fra i due sessi è soltanto una tesi «che non si può escludere», che si ha e probabilità» di dovere ammettere, ma intorno alla quale per ora non si hanno né si possono avere dati e cognizioni sicure e sufficienti per reputarla vera, e molto meno per determinarla concretamente. La vecchia dottrina della prevalenza dello intelletto negli uomini, del sentimento nelle donne, é falsa a suo credere, contraddetta dai fatti, e tendente di sua natura a far dell'uomo un essere superiore alla donna, come appunto
il sentimento non può che obbedire alla ragione2, la quale superiorità la signora d'Héricourt è anticipatamente risoluta a non ammettere qualunque siano le ragioni che se ne addu-