Pagina:Della condizione giuridica della donna.djvu/129


DELLE DONNE 123

tempo né piacere di consacrarsi alle donne, epperò se queste si dedicassero esclusivamente all'affetto e alla tenerezza, rappresenterebbero una anomalia nei tempi che corrono»1. «L'uomo non bastando più a rendere felice la donna, questa deve farsi una posizione nuova, allargare le sue cognizioni per trar profitto dalle sue facoltà, assumere una parte attiva e utile nella società, e surrogarla alla vita del cuore, che le è chiusa»2. A tal fine egli è ben naturale che la signora Lacoste sia partigiana dei diritti politici delle donne, e propriamente tanto del diritto di eleggere, quanto della eleggibilità al Parlamento. Tutte le classi dello Stato, ella dice, sono rappresentate, fuorché le donne, col futile pretesto che dandosi alla politica, elle trascurerebbero la famiglia ed i figli3. Ed aggiunge a tale proposta un piano circostanziato di sistema elettorale pel sesso femminile4. Non osa del resto l'autrice mettere in dubbio l'importanza morale e sociale del matrimonio e della famiglia, ma adopera molto più tempo e studio a determinare i diritti che nell'uno e nell'altra l'odierno diritto interdice alla donna, e che a suo avviso havvi urgente bisogno di accordarle. Essa deplora che la madre non conti per nulla in tutti i grandi atti della famiglia — che la moglie non abbia parte nella direzione della sua propria fortuna; — che le vedove rimangano inutili a sé ed ai loro figli; — che la moglie sia astretta all'obbedienza nel matrimonio indissolubile, senza reciproci diritti; — che la moglie popolana si ritrovi in uno stato di brutale servitù, quando non incontri un marito dotato di virtù eccezionale; — che alla sventura di un matrimonio male assortito non ci sia altro rimedio fuorché la separazione5, e non il divorzio, che l'autrice reclama altamente in nome della giustizia e della morale,

  1. Ib., p. 32.
  2. Ib., p. 53.
  3. Ib., p. 272.
  4. Ib., p. 59.
  5. Ib., p. 60.