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DELLE DONNE | 119 |
giudicare dei risultati che essa produrrebbe, pensando all'impressione che ci fanno certe donne, le cui parole e gli atteggiamenti non hanno né modestia, né soavità, certe donne che comandano, che disconoscono l'autorità del marito, donne politicanti, professoresse, donne che trinciano questioni, decidono della sorte degli Stati, e all'uopo farebbero anche piani di guerra1».
In pari tempo il Gasparin biasima e anatemizza il vieto pregiudizio che alle donne convenga l'ignoranza, e che esse non siano capaci di seguire l'intelligenza maschile nelle più sublimi meditazioni2. Egli proclama altamente il bisogno della istruzione femminile e la necessità di educare le donne a comprendere tutti i grandi interessi scientifici e politici, e non è meno sincero partigiano della loro partecipazione attiva agli studi ed alla vita letteraria. Ma egli proclama del pari dovere nelle donne i pregi dell'ingegno e del sapere essere sempre coordinati alla missione di creare e di rendere felice la famiglia, e di «completare l'uomo». «Restino donne, egli dice, ed esse potranno avere una parte nella vita sociale anche all'infuori della famiglia»3. «Meglio è avere uno scrittore di meno che una scrittrice di più. L'essenziale è di salvare la vita domestica, di avere una moglie, una madre, una famiglia»4. E nella famiglia e nel matrimonio vi ha una gerarchia per il Gasparin, in virtù della quale la moglie deve obbedienza al marito, obbedienza che fa la sua grandezza, e che non esclude, anzi esige il concorso del di lei consiglio in ogni faccenda domestica di qualche importanza, ed anche la prevalenza di tale consiglio, ogni qualvolta questo lo meriti5.