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DELLE DONNE 115

interesse1, e la egregia donna invitava le sue consorelle a posporre la moda e la vanità al culto delle arti, delle scienze, della politica, di cui la gioventù maschile2 pareva allora infervorarsi. E questi insegnamenti e consigli esponeva in tuono di chi crede che basti fare appello alla evidenza ed alla bellezza di certe verità, per convincerne altrui, e che i torti delle donne siano maggiori di quelli degli uomini, ma si possano togliere di mezzo col solo soccorso della buona volontà. Quanto siamo lontani noi altri, che viviamo nella seconda metà del secolo decimonono, da tanta facilità di speranze, da tanta semplicità di consigli e di giudizi!

Non sono, come dissi, uguali le conclusioni a cui vengono i differenti scrittori di cui feci dianzi menzione, nello studiare la relazione che intercede fra la riforma morale tanto necessaria all'epoca presente, e quella della condizione giuridica delle donne.

Vi hanno taluni e talune che danno a divedere di attribuire pochissima importanza a quest'ultima per conseguire la prima. Che se qualche concessione fanno a certe unanimi e temperate proposte di riforma, non è però da queste che esse riprornettonsi il miglioramento morale della società, e del sesso femminile in ispecie, ma tutto al più un lontano e indiretto ausilio a tale risultato, che da ben altre cause e per vie ben differenti devesi aspettare e promuovere. Sono questi scrittori e scrittrici, per le quali le presenti condizioni morali della società europea potrebbero correggersi e mutarsi affatto, se una migliore educazione ravvivasse nelle nuove generazioni il comprendimento e il culto dei supremi interessi e dei più elevati fini dell’esistenza, e le riconducesse a maggiore indipendenza di giudizio e di condotta, a minor tolleranza o indifferenza di fronte ai vizi umani ed alle imperfezioni delle leggi. Epperò l'apostolato loro con-

  1. Ib., vol. II, p. 336.
  2. Ib., p. 330.