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DELLE DONNE 97

gnostico di migliore èra sociale1. Egli osserva che il regno della donna non potè cominciare che tardi nel genere umano, da principio e per tanto tempo dominato dalla sensualità e dalla forza brutale2, e giustamente afferma che la donna non è mai stata migliore «dell'ambiente in cui si vennero svolgendo le sue facoltà»3. Un grande progresso egli riscontra nella cognizione e nell'apprezzamento della natura femminile nei popoli moderni confrontati cogli antichi, compresi i Greci e i Romani, i quali davano quasi esclusiva importanza alla «bellezza fisica» delle donne, mentre i moderni sentono nella bellezza femminile «qualcosa di più complesso e di più intimo»4. Egli confida che nell'avvenire, regnando la giustizia, la fratellanza e la pace, e il lavoro essendo diventato funzione normale di ogni umana creatura, la donna diventerà più bella e più pura»5, spariranno fra gli uomini i così detti conquistatori, e fra le donne le civette6.

Non è piccola la stima che fa l'autore dei pregi caratteristici della femminile natura. Per lui la donna è «il lato ideale della specie umana»7, e finamente egli osserva che «gli uomini non si servirono del tipo femminile per rappresentare la vendetta, la guerra e la peste, se non per esprimere più efficacemente, con un evidente contrasto, l'orrore nascosto sotto questa allegoria»8.

Ed egli non si limita ad un culto sterile delle femminili prerogative, né, come il Michelet, vuole allontanare la donna dal contatto col mondo esterno perchè non si contamini. Egli vuole che la femminile intelligenza, e tutte le altre facoltà della donna non trovino ostacolo nelle leggi a tutte quelle applicazioni di cui possono essere capaci9. Nulla di più deplorabile

  1. Ib., p. 37.
  2. Ib., p. 28.
  3. Ib., p. 234.
  4. Ib., p. 49.
  5. Ib., p. 351.
  6. Ib., p. 347.
  7. Ib., p. 30.
  8. Ib., p. 141.
  9. Ib., p. 178.
Gabba — 7