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DELLE DONNE 95

e il Michelet non ha abbastanza messa in rilievo, non la può negare chi sia al fatto dei più recenti progressi della fisiologia umana e della fisiologia comparata. L'antica dottrina, accettata e ripetuta da scrittori anche celebri dei tempi andati, che il germe umano provenga esclusivamente dall'uomo, e che la madre non sia che una specie di campo in cui esso fruttifica, non è ai giorni nostri che un pregiudizio volgare. Prima ancora che la madre eserciti quella profonda influenza sulla educazione dei figli, che dà loro quasi una seconda vita, la predisposizione originaria delle facoltà e delle tendenze individuali proviene in gran parte dalla madre durante il periodo embrionale e uterino, secondo leggi di cui si scorgono chiaramente gli effetti nella prole umana non meno che in quella degli altri animali, benché la scienza non sia ancor giunta a formularle. E qui l'illustre autrice adduce le testimonianze di autorevolissimi fisiologi quali sono il Mathieu e il De Serres1. Né con minor fondamento essa combatte la dottrina di Michelet circa le abituali condizioni patologiche del sesso femminile, dottrina che per verità quel celebre scrittore non riprodusse nell'opera de la Femme2 come l'aveva esposta nell'Amour, ma attenuata e meno ricisa. Rispetto alla mestruazione in particolare l'illustre scrittrice osserva3 col Pouchet, col De Serres, col Bischoff e con altri molti, che essa non è altrimenti una malattia, ma una vera e propria funzione fisiologica, la quale lungi dall'indebolire la maggior parte delle donne, non è invece riguardata da queste come un ostacolo alle solite loro occupazioni, neppure faticosissime, come ogni giorno si vede fra le robuste razze montanare e campagnuole. Essa è anzi una salvaguardia del sesso femminile contro parecchie ma-

  1. Ib., p. 158.
  2. V. p. 34.
  3. Ib., p. 144.