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Or lo domando: un poter si arbitrario non è egli suscettibile a volgersi in un mezzo di corruzione? Non parlerò di fatti, ma francamente lo dico: se vi fosse un giudice disposto a barattar la giustizia, la mente non potrebbe concepire, nè il cuore umano desiderare velo più impenetrabile di questo: e se con un sistema di tal fatta non v’è corruzione, non merita lode la legge, ma la virtù dei giudici; in ultima analisi bisogna attribuirlo ad un governo che protegge con altre garanzie, principalmente alla pubblicità utile istituzione contro i difetti di una giurisprudenza incerta e congetturale.

Ma lungi un’esagerata critica: riconosciamo francamente che questa legge comune, la quale nello stato attuale delle nostre cognizioni mi sembra un flagello, un obbrobrio, è stata comparativamente nella sua origine una garanzia ed un bene.

Se partiamo dallo stato primitivo d’ignoranza nell’origine del governo Anglo-Sassone, vedremo che le decisioni particolari dei giudici da cui son dedotte gradatamente regole generali, sebbene non sieno state leggi, poichè non eran l’opera del legislatore, tuttavolta presentavano grandi vantaggi. Queste decisioni, queste regole erano una guida pe’ successori dei primi giudici; e nel tempo stesso erano una barriera che li riteneva in certi limiti e preveniva troppo manifesti deviamenti. Così ottenevasi una parte dei buoni effetti della legge. In principio ogni decisione era puramente arbitraria; nuove eran le questioni ad ogni giudice. Non essendovi esperienza, non v’era scienza. I progressi non sono divenuti sensibili se non dopo avere incominciato a raccogliere le decisioni dei