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suno. Finalmente, ci sia data facoltà di vendere le opere, che per la riunione delle due Biblioteche risultassero in doppio esemplare; e ciò per ottenere spazio, e aver modo d’acquistare nuovi libri.

VII.

Chi rappresenta il Comune può chiamarsi poco sodisfatto di queste domande: ma quando si tratta d’accordi, bisogna fare un po’ per uno a cedere; e chi giudica fra le parti, si dee mettere ne’ piedi dell’una come dell’altra. Il Comune doveva badare a due cose: che si ottenesse il maggior vantaggio del pubblico; che si rispettasse la volontà del Testatore. Il vantaggio della riunione non ha bisogno d’essere dimostrato: non vi fosse altro che il comodo d’avere tutt’e ventimila i volumi in uno stesso luogo, e l’uso quotidiano di quelli che lo stesso Lazzerini non dava al pubblico che per tre giorni della settimana; sarebbe pur qualche cosa. E i vantaggi si ottenevano anche accettando le condizioni degli Amministratori della Roncioniana: ma non poteva dirsi altrettanto rispetto alla disposizione del Testamento. Non obbligò, è vero, monsignor Lazzerini a creare per i suoi libri una Biblioteca; ma è troppo manifesto, che de’ suoi libri volle costituita una Biblioteca. Si parva licei componere magnis, bisognava far quello che nella Vaticana per alcune minori e pure insigni Biblioteche, e nella Laurenziana per la raccolta Delciana è stato fatto: conservare alla Lazzerini la sua personalità. Quindi stanza propria, catalogo a parte, amministrazione separata. Ma dall’altro lato, si poteva chiedere (non dico impor-