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84 | l’olimpia |
Filastorgo. Lascia tu in nome di Dio queste tue filastroche!
Protodidascalo. ...giustiziato con miserando et plorabile exito.
Filastorgo. Mio figlio giustificato?
Protodidascalo. Dico «giustiziato» non «giustificato». Nam «iustus est qui ius non deflectit», però «giustiziato, gastigato dalla giustizia»; ma «iustificus est qui iustitiam facit», e «giustificato», «chi ha fatto la giustizia».
Filastorgo. Con queste tue pedanterie mi fai salire tanta rabbia che, se non importasse la vita di mio figliuolo, mi faresti uscir da’ gangheri. Che importano a me queste tue disutili chiacchiare?
Protodidascalo. Che importano eh? Non si devono parvipendere i vocabuli patri e vernaculi; e Quintiliano celeberrimo scrittore dice: «Perscrutandas esse a fideli praeceptore origines nominum».
Filastorgo. (O Dio, quanto mi fa penar questa bestiaccia!). Narrami la ragione.
Protodidascalo. Dicovi che tunc temporis è venuto il vero Teodosio, marito di quella matrona, con Eugenio suo figliuolo; sono stati expulsi di casa, ed essi pensiculando l’inganno machinato son iti a Sua Eccellenzia e fatto obtrudere in carcere il tuo figliuolo.
Filastorgo. Oimè Lampridio, oimè figliuolo mio caro, quanto piú desiava vederti meno ti potrò vedere; a tempo ch’io pensava goder teco questo poco di vita che mi avanza, violenta morte me ti trarrá da queste mani. O Laudomia moglie cara, quanto felice fu la tua morte passata per non trovarti a questo dolor presente! A cui ricorrerò io per favore? chi mi aiuterá in questa terra ove non conosco nessuno? almeno avessi portato dinari assai che mi aiutassero in questo bisogno.
Protodidascalo. Ove è il rimedio l’egritudine si deve piú patienter sufferre.
Filastorgo. Che rimedio potrá ritrovarsi a questo?
Protodidascalo. Convenir questo Teodosio, alloquere a questa Sennia madre della giovane e trattar coniugio con sua