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68 l’olimpia


Protodidascalo. Ma «ostio» sine aspiratione vuol dir le «valve», le «gianue».

Lalio. Barbagianni a me, maestro! mi parete voi un barbagianni da dovere. Parlatemi cristiano se volete che vi risponda.

Protodidascalo. Vorreste che dalla latina mi rivolga testé alla etrusca favella? Son contento. Dico che vi ho visto uscir da questo ostio, cioè da questo uscio; dico se stiate in cotesta casa.

Lalio. Se sto qui adesso, come sto in questa casa?

Protodidascalo. Argutule argutule. Se mi vuoi far un piacere ti farò un presentuculo.

Lalio. Che vorresti? va’ via, va’, conosco i pari tuoi.

Protodidascalo. Ferma costí, ascolta quaeso due paroline.

Lalio. Parla da lungi, di’ presto, che vuoi?

Protodidascalo. Non è venuto un certo forestiero, advena, oggi in tua casa?

Lalio. Sí bene. (O Dio, che avessi il mio schioppetto!).

Protodidascalo. Vorrei dirli duo verba.

Lalio. Vorresti per sorte che lo chiamassi? aspetta che tornerò adesso adesso.

Protodidascalo. «Heu mihi! discedens oscula nulla dedi». Oh che indole maiestale di fanciullo! gli quadra un volgare epigramma che i giorni preteriti feci in lode d’un mio scolare.

Lalio. (Aspetta che l’arai).

Protodidascalo.

     O piú formoso del troian giovencolo
subrepto dall’uccello fulminifero... .

Lalio. Eh! fermati un poco.

Protodidascalo. Heu Iuppiter altitonante, belligero Marte, armipotente Bellona con l’anguifera egida, soccorrete! che fulgetri, che terrifichi bombi son questi? Questo è il rispetto alla venerabil toga? questo merita chi ha sublevato da’ solecismi e dalla esecrabil barbarie il tesoro del latino sacrario, e locupletata la romana facondia? O detestabil secolo, qual immanitá l’ha impulso a cosí facinoroso atto? Un insolente fanciullo con nefario