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28 | l’olimpia |
non starai piú in questo dito: mi mostravi due fedi gionte, che se ben la lontananza o la morte ne parte i corpi non partirá l’alme in eterno che sieno legate d’amore. ...
Protodidascalo. Oh, utinam, che concomitante il celeste favore questo fusse profícuo rimedio che lo vedessimo sospite di queste intricabili erumne!
Lampridio. ... Ahi donne perfide e infideli — delle ingrate parlo io, — tutte sète macchiate d’una pece, tutte sète ad un modo! Non perché vi si mostri piagato il core in mille parti, non perché si spenda la vita mille volte per onor vostro, si può acquistar tanto merito appresso voi che in un punto non vi si dilegui dalla memoria. L’instabilitá è ogetto del vostro cuore, la leggerezza è nata nel mondo dalla vostra condizione. ...
Protodidascalo. Oh che tu cernessi con gli occhi miei queste donne petulche Pasife, queste trisulche vipere!
Giulio. Lampridio caro, non avete ragione biasmar tutte per una che vi dia cagion di dolervi: ci sono delle cortesi e delle gentili sí. Ben si conosce che vi sopravince la còlera.
Lampridio. ... Ah Mastica Mastica, non senza cagione volevi che non fossi venuto a Napoli, accioché non vedessi che mi tradivi; della tua infedeltá non devo punto maravegliarmi, perché hai fatto da quel che sei! Ma io mi masticherò questo tuo core.
Protodidascalo. Non t’ho io da gl’incunabuli animadvertito con mille ciceroniane auree sentenze, che in questo abietto hominum genere v’è sempre carenzia di fede? e hai sempre fioccipeso le mie parole. Che vuol dir Mastica se non «mastix», «verbero», vulgari vocabolo «sacco di bastonate» e «truffatore »?
Giulio. Orsú, date fine a tanta còlera.
Lampridio. Amico, se mai mi facessi piacere, vattene, lasciami qui solo, lasciami sfogare e dolere a modo mio.
Giulio. Non è vergogna qui nella strada publica dolersi come figliuolo? Andiamo a casa, serratevi in una camera e qui a vostra posta doletivi quanto vi piace.
Lampridio. Né in casa vostra né in Napoli starò un sol punto; andrò a farmi monaco per disperato in un eremo. Anzi