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atto terzo | 349 |
Vignarolo. Vi verrò dietro. (O felice Guglielmo, quanto eri felice; e o felice me, che la godo in sua vece! Non è maggior piacere al mondo che diventar un altro).
SCENA VII.
Gramigna, Bevilona, Vignarolo.
Gramigna. (Giá il vignarolo deve esser su’ baci: vo’ sconciarlo e gustar un poco del fatto suo). Tic toc.
Bevilona. Olá, chi batte?
Gramigna. Don Giovanni Termosiglia Caravaschal di Siviglia!
Vignarolo. (Oh quante genti!).
Bevilona. (Non è altro che mio marito. Oh che sia venuto in mal punto!).
Vignarolo. (Ha nominato tante persone).
Bevilona. (Non ha tanti nomi quanti ha diavoli in corpo: o meschina me! Signor Guglielmo, cercate salvarvi, saltate per quella finestra).
Vignarolo. (Apritemi l’uscio di dietro del giardino, ché mi sará piú caro).
Bevilona. (Non si può aprire, ché se ne porta le chiavi).
Vignarolo. (Che ho donque da far per scampar fuori?).
Bevilona. (Salta per quella fenestra).
Vignarolo. (Dio me ne guardi! è troppo alta: volete che mi rompi una gamba?).
Bevilona. (Una gamba piú o meno poco importa).
Gramigna. Mujer, perché mori tanto?
Bevilona. Or or, marito mio.
Vignarolo. (Evvi alcuna altra via da fuggire?).
Bevilona, (Niun’altra, meschina me!).
Vignarolo. Por cierto que deve star alcun innamorado, pues que non abre presto.
Bevilona. (Non posso piú tardare: bisogna aprire. Ci è una botte vòta, che a mio modo posso porre e riporre il fondo).