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344 lo astrologo


Pandolfo. Or che faremo intanto?

Albumazar. Andaremo a spasso per mezza ora; poi tornate, aprite la camera e trovarete il vostro vignarolo trasformato in tutto; e poi verrò per la promessa per la catena.

Pandolfo. Cosí faremo.

SCENA III.

Albumazar, Ronca, Gramigna, Arpione.

Albumazar. Ronchilio, Gramigna, Arpione, uscite qui fuori.

Ronca. Eccoci, che volete?

Albumazar. Giá abbiamo conseguito quanto desiavamo: resta poca cosa a complire. Tu, Ronchilio, aspetta qui il vignarolo che esce di camera, fingi esser amico di Guglielmo, dagli questi dieci ducati con dir che gli dovevi dar a lui, per fargli piú credere che sia Guglielmo.

Ronca. E volete che io perda i dieci ducati?

Albumazar. Quali? che asino! Tu, Arpione, con quel braccio contrafatto toglili. Tu, Gramigna, trova Bevilona, quella puttana scaltrita: che si finga una gentildonna innamorata di Guglielmo; lo chiami a mangiare e a solazzarsi con lei; e ciò per fargli credere che sia quel Guglielmo. E fatelo star allegro e trattenetelo per due ore.

Ronca. Perché due ore?

Albumazar. Tra queste due ore tu, Gramigna, porta le robbe al Molo, piglia una fregata e caricala di tutte le robbe. Poi, va’ al Cerriglio e fa’ apparecchiar questi animali bene e questi liquori preziosi; porta la Bevilona all’osteria, che, dopo alzati ben i fiaschi, possiamo godere il trionfo delle nostre furbarie. Poi, di notte imbarcaremoci per Roma con tutto il bottino.

Ronca. Tu dove vai?

Albumazar. A tosare un’altra pecora che vuol fissar l’argento vivo con sughi di erbe: accrescerá il numero de’ burlati e il nostro bottino.

Gramigna. Cosí faremo.