Pagina:Della Porta - Le commedie II.djvu/353

ATTO III.

SCENA I.

Pandolfo, Cricca.

Pandolfo. Or mentre l’astrologo sta trasformando il vignarolo, Cricca, vo’ dirti un mio pensiero.

Cricca. Dite.

Pandolfo. Non mi basta il core a donar all’astrologo la catena d’oro che gli ho promesso.

Cricca. Chi ha promesso attenda.

Pandolfo. Confesso che fui troppo voluntaroso, e me ne pento.

Cricca. Mi ho fatto gran meraviglia che, sendo cosí avaro, abbiate a donare una volta cinquecento scudi.

Pandolfo. S’io son avaro, son avaro per poter esser poi liberale quando bisogna; ché chi è sempre liberale, all’ultimo non ha che dare. Ma la voglia di posseder Artemisia mi avrebbe fatto dar la vita, non che la robba.

Cricca. Mi va un pensiero per la testa come con onor vostro ce la possiate negare.

Pandolfo. Dubito che ora non intenda quanto parliamo.

Cricca. Che perdiamo a tentarlo? se riesce, guadagnaremo cinquecento scudi.

Pandolfo. Di’ su, presto.

Cricca. Quando egli verrá fuori per avisarci che il vignarolo è trasformato, io lo tratterrò ragionando meco; voi entrate in camera e nascondete alcuni vasi di argento, e poi venite fuori colerico e irato, gridando che vi sono stati tolti gli argenti. Egli dirá che non è vero, noi diremo di sí; al fin, dopo molto