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332 lo astrologo


Cricca. Hai detto bene che fai castelli in aria che si risolveranno in fumo. Ma eglino dove sono?

Vignarolo. Son entrati in casa per eleggere la stanza per la transformazione.

Cricca. (Oimè, la cosa va calda! l’astrologo fará certo l’effetto: il vecchio avrá Artemisia a dispetto di suo fáglio e di Lelio suo fratello! Non è da perdere tempo: troverogli e avisarogli del fatto, e ripararemo questo accidente. Ma cercarò se posso prima disuader questo asino). Ma dimmi: come ti metti a tanto pericolo? ché nel disfar della persona ci va il pericolo della vita.

Vignarolo. Non ci è pericolo, no.

Cricca. Come no? se ti tagli un dito si sente cosí gran dolore, che sará quando si disfará il tutto? Il padrone, con grandissime promesse che mi ha fatte, non ci ha potuto coglier me: ci ha colto te che sei una bestia.

Vignarolo. Me ne vien molto commodo.

Cricca. Da questo commodo ne viene molto incommodo: il desiderio ti fa precipitare, e per dilettare i tuoi appetiti incapparai in qualche mala ventura.

Vignarolo. Me l’ha consigliato il padrone ed io lo vo’ fare.

Cricca. I cattivi consegli fanno cattiva riuscita: per lo piú cadono sopra coloro che l’ordiscono.

Vignarolo. Lego l’asino dove vuole il padrone.

Cricca. Dubito che questo «asino» e questo «ligare» non siano un capestro che ti leghi e ti strangoli il collo; perché oltre il pericolo di disfare, come si scopre la forfantaria, Lelio suo figlio con la corte te ne fará patir la penitenza.

Vignarolo. La patirá quel Guglielmo che paio, non quel Vignarolo che sono.

Cricca. (Stiman costui un asino, ma asino son io che lo stimava un asino. Ma eccoli che vengono fuori. Non vo’ che ne veggano insieme: andarò e avisarò Lelio ed Eugenio del tutto).