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326 | lo astrologo |
detto che tu non ti moverai da quel che sei, che si trasformerá il volto solo per ventiquattro ore: poi lascierai quel volto preso e tornerai nel tuo di prima. Fa’ conto che andarai in maschera per un giorno, proprio come se dormissi e in sogno ti paresse esser Guglielmo, e risvegliandoti la mattina ti trovi quel vignarolo ch’eri prima. Ma che diavolo te ne può avvenire per questo?
Vignarolo. Io togliendo quella somiglianza e ingannando la casa di Guglielmo, son io che l’inganno o no?
Pandolfo. Non tu ma quella somiglianza.
Vignarolo. E quella somiglianza ed io non siamo tutti una cosa?
Pandolfo. No, ché tu mai sarai Guglielmo né Guglielmo te; ma restará ingannato chi si crede che tu sia Guglielmo.
Vignarolo. Io pensava che bisognasse disfarmi e risolvere la carne e l’ossa, e poi impastarmi di nuovo e buttarmi a cola dentro le forme di Guglielmo per transformarmi in lui.
Pandolfo. Non tante cose, no.
Vignarolo. Chi sa, forse mi ci accorderò. Ma come sarò transformato in Guglielmo, che ho da fare?
Pandolfo. Entrarai in casa sua; e le genti stimaranno che tu sii il padrone, ti ubidiranno: disporrai di Artemisia sua figliuola, che mi sia moglie.
Vignarolo. Or questo non è un mezzo ruffianesimo? perderò l’onore.
Pandolfo. Abbi danari, ché l’onore poco importa.
Vignarolo. Un cuor mi dice che lo facci; un altro, no. (Vignarolo, consiglia un poco te stesso. — Ascolta e fa’ come ti dico io. Come sarò transformato, entrarò in casa sua, mi goderò Armellina. Ma se son Guglielmo, Guglielmo goderá quella dolcezza, non il vignarolo: avrò fatto la caccia per altri. No no, non lo vo’ fare in conto veruno, morrò piú tosto! Non tanta còlera, vignarolo, piano piano! son solo e fo questione con me medesimo: consigliati meglio. Transformandomi in Guglielmo, avrò quanto desio in questo mondo; se passará questa occasione, non tornerá piú mai. Di vignarolo diventarò gentiluomo con moglie e danari, e dalla villa passarò alla cittá: cancaro