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atto primo 319


Albumazar. Faremo l’istesso effetto con l’arte prestigiatoria. Terremo una intelligenza di bassa mano, che vuole poca spesa, e con l’aiuto di quella faremo che un vostro servo o amico pigli la forma di Guglielmo, e gli falseggiaremo solamente il sembiante, che non si sappia discernere se il vero sia falso o il falso vero.

Pandolfo. Io vi prego, strapriego, arciprego, o mio negromantissimo astrologo, o mio astrologhissimo negromante, che prendiate di me calda e amorevole protezione; e in ricompensa vi darò questa catena d’oro che ho al collo, che vale scudi cinquecento.

Albumazar. Non lasciarò far ogni cosa per aiutarvi.

Pandolfo. Vi raccomando il corpo e l’anima mia!

Albumazar. Ma fermatevi, ché mentre sto ragionando con voi ho visto certe linee nella fronte, e mi pare che tutte le stelle siano congiurate a’ vostri danni e sono corrucciate e incolerite contro di voi. ...

Pandolfo. Oh che dite! son morto! Voi state attonito?

Albumazar. ... E perché le linee son tante colorite che paiono sanguigne, l’effetto sará tra poco: un gran sasso vi caderá sopra il capo, che vi spolpará tutta la carne e l’ossa e se n’andará in vento.

Pandolfo. Cacasangue! questo è altro che amore: il cuore sbatte cosí forte che pare che sia un tamburo. Astrologo, me vobis commendo.

Albumazar. Abbiate pazienza: cosí comanda quel pianeta di cui voi sète preda.

Pandolfo. Misericordia, pietá di me!

Albumazar. Sappi che le stelle e i pianeti sempre guerreggiano fra loro e fanno amicizie e inimicizie, e se stessero in pace per un momento, il mondo ruinarebbe. E come noi potremo opporci al cielo che non disponga delle cose mondane?

Pandolfo. Voi con la vostra sapienza... .

Albumazar. Bene dixisti, ché il sapientissimo Tolomeo egiziano disse: «Sapiens dominabitur astris». — Gramigna, calami giú quel cappello e talari di Mercurio, fatti sotto ponto di Mercurio ascendente nel suo segno.