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310 lo astrologo

finiscila presto: tanto è possibile lasciare questo capriccio quanto me stesso. In somma Artemisia... .

Cricca. Artemisia? proprio erba per i vostri denti!

Pandolfo. «A cavallo vecchio erba tenerella».

Cricca. Ben che lo confessiate che sète cavallo. Che volete donque? che vi sia ruffiano?

Pandolfo. So che a te non si potrebbe fare piú gran piacere che essere richiesto di ruffianeria; ma io ti vo’ per aiutante.

Cricca. Dite su.

Pandolfo. Tu sai che ci convenemmo insieme con Guglielmo, io dargli Sulpizia mia figliuola per moglie, ed egli a me Artemisia sua figliuola, chiedendomi due mesi a fare le nozze, finché andasse e tornasse di Barberia. ...

Cricca. Ed in un’ora non poteva andare e ritornare dalla barberia?

Pandolfo. Come in una ora si va nell’Africa?

Cricca. Io pensava dalla barberia a farsi radere la barba.

Pandolfo. ... Or io passava questo tempo al meglio che poteva con la speranza del suo ritorno, quando ecco nel piú bello delle speranze vien nuova che è sommerso nelle sirti. Quanto dolor n’abbi sentito lo lascio considerare a te.

Cricca. Seguite.

Pandolfo. Non potendo io piú sopportare, la feci chiedere a Lelio suo figliuolo, il qual mi fe’ rispondere che in casa sua non si dilettavano di anticaglie ma di modernaglie, e molte altre parole ingiuriose. Né a me per tante ingiurie si è raffreddato l’amore, né posso lasciare d’amarla; ma or mi s’appresenta una occasione di conseguire il mio desiderio a dispetto di Lelio. ...

Cricca. L’occasione avrei io caro d’intendere.

Pandolfo. ... È giunto in Napoli un certo todesco indiano di lá della Trabisonda, dalla fin del mondo, astrologo mirabile e negromante; ...

Cricca. Come uno negromante vuole acquistar nome si finge di lontani paesi, come ne’ nostri non vi fussero di simili animalacci.