Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
298 | gli duoi fratelli rivali |
Don Flaminio. Generosissimo mio fratello, le mie pazzie vi hanno aperto un largo campo di esercitar la vostra virtute. Io non ardirei cercarvi perdono se Amore e la disgrazia non me ne facessero degno, la quale, quando viene, viene talmente che l’uomo non può ripararla. Essendo tolta la cagione, si devono spengere gli odii ancora; e poiché sète gionto a quel segno dove aspiravano tutte le vostre speranze e possedete giá il caro e glorioso pregio delle vostre fatiche, pregovi a perdonar le mie inperfezioni e smenticarle, e ricevermi in quel grado di servitú e amore nel quale prima mi avevate, restando io con perpetuo obligo di pregar Iddio che con la vostra desiata sposa in lunga e felicissima vita vi conservi.
Don Ignazio. Caro mio don Flaminio, se è disdicevole a tutti tener memoria dell’ingiurie, quanto si denno in minor stima aver quelle che accaggiono tra fratelli? e poi per liti amorose? E questo ch’avete voi fatto a me, l’avrei io fatto a voi parimente. Mi sète or cosí caro e amorevole piú che mai foste, e in fede del vero io vengo ad abbracciarvi.
Don Flaminio. Abbattuto dalla propria conscienza e confuso da tanta cortesia, io non so che respondervi né basto ad esprimere il mio obligo: arò particolar memoria della grazia ch’or mi fate.
Eufranone. Ed io, soprapreso da diversi effetti, non so qual io mi sia: allegro dell’amorevol fratellanza, ripieno d’ineffabil meraviglia della prudenza di mia moglie, allegro della figlia risuscitata, confuso e pieno di vergogna veggendomi dinanzi a quella che ho ingiuriata a torto con la lingua e uccisa con le mie mani. Però, figlia, perdona a tuo padre, il quale falsamente informato ha cercato d’offenderti; e ti giuro che io ho sentito la penitenza del mio peccato senza che voi me l’avesti data. Vieni e abbraccia il tuo non occisore ma carissimo padre!
Carizia. Ancorché m’aveste uccisa, o padre, non mi areste fatto ingiuria: la vita che voi m’avete data la potevate repetere quando vi piacea. Mi è sí ben ora di somma sodisfazione che siate chiaro che non ho peccato; questo sí mi è di contento: che la mia morte v’ha fatto fede dell’innocenza mia.