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atto quarto 269

ATTO IV.

SCENA I.

Simbolo, don Ignazio.

Simbolo. Padrone, vi è passata ancora quella rabbia?

Don Ignazio. Anzi me n’è sovraggionta dell’altra.

Simbolo. Stimava che, la notte come madre de’ pensieri avendovi meglio consigliato, foste mutato di parere.

Don Ignazio. Piú mi ci son confirmato.

Simbolo. Frenate tanto sdegno che impedisce il dritto della raggione, ché le vostre parole potrebbono cagionar qualche gran scandolo.

Don Ignazio. Che vorresti dunque che facessi?

Simbolo. Ch’avendola a rifiutare, la rifiutaste con modi non tanto obbrobriosi.

Don Ignazio. Il fuoco d’amore è rivolto in fuoco di sdegno; e l’uno e l’altro m’hanno inperversato di sorte che mi parrebbe poco se la sbranassi con le mie mani.

Simbolo. Fareste cosa che ve ne pentireste.

Don Ignazio. Vo’ che sia a parte della pena, poiché è stata a parte del diletto.

Simbolo. Or non potrebbe esser che quella notte vostro fratello v’avesse ingannato?

Don Ignazio. Non sai che dici.

Simbolo. Dico cose possibili e dubbiose ancora.

Don Ignazio. Non merita una sua pari le sia portato tanto rispetto.

Simbolo. Considerate che nella sua famiglia si raccoglie tutta la nobiltá di Salerno, e facendo ingiuria ad uno macchiate molti.