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14 l’olimpia


Balia. ... Dice ch’ora è tempo dar ordine allo inganno ordito per turbar queste nozze del capitano, però desia parlarti su questo fatto or che la madre è in letto; che entri in questo vicolo che ti parlerá da quella fenestra secreta.

SCENA III.

Olimpia, Balia, Mastica.

Olimpia. Balia balia!

Balia. Figlia eccomi, ferita dell’anima mia!

Olimpia. È qui Mastica? ecci alcun per le fenestre o per la strada che mi veggia?

Balia. Non appar anima nata. Accostati, Mastica.

Olimpia. Mastica!

Mastica. Padroncina mia dolce!

Olimpia. Ricordati che non ho mai lasciato far cosa per tuo servigio, però ti priego m’aiuti in questo mio estremo bisogno.

Mastica. Son vivo per amor vostro, ché sarei morto di fame mille volte; e per farvi piacere starei un giorno intiero in tavola a mangiare sempre e mi beverei un baril di vino ad un fiato, se ben andassi a pericolo di scoppiare.

Olimpia. È bisogno ch’or ora tu vadi a Salerno a trovar Lampridio mio e dargli questa lettera dove è scritto l’inganno ch’abbiamo ordito, e che non manchi tosto esseguirlo. E digli a bocca che l’ho amato assai piú in assenza che non l’amai in presenza, e che solo un refrigerio ho avuto in questa lontananza: che mi sono trasformata in pensiero e stata tanto sospesa in lui che mi sono dimenticata di me stessa e dell’affanno dove viveva, che non l’ho lasciato scompagnato un sol passo, che gli sono stata sempre intorno come l’ombra sua: e che si dimentichi Idio di me se per un sol punto mi sono io dimenticata di lui; e per quanti momenti di piacere ho avuti lontano da lui, tanti mille anni n’abbia di discontento; e se per merito d’altra persona son cambiata mai di fede, cada nel piú basso stato di miseria che si trovi. ...