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atto primo | 215 |
Martebellonio. Appena mi bastava a grattar la rogna. — ... Al fin, lo posi sovra questi tre diti e lo sostenni come un melone. ...
Leccardo. Quando voi sostenevate il mondo, dove stavate, fuori o dentro del mondo?
Martebellonio. Dentro il mondo.
Leccardo. E se stavate di dentro, come lo tenevate di fuori?
Martebellonio. Volsi dir: di fuori.
Leccardo. E se stavate di fuori, eravate in un altro mondo e non in questo.
Martebellonio. O sciagurato, io stava dove stava Atlante quando anch’egli teneva il mondo.
Leccardo. Ben bene, seguite l’abbattimento.
Martebellonio. ... Mona viva, sentendosi offesa ch’avessi dato aiuto al suo nemico, mi mirava in cagnesco con un aspetto assai torbido e aspro, e con ischernevoli parole mi beffeggiava. La disfido ad uccidersi meco: accettò l’invito, e perché avea l’elezion dell’armi, se volse giocar la vita al ballonetto. ...
Leccardo. Perché non con la falce?
Martebellonio. Ché ben sapea la virtú della mia dorindana. — ... Constituimmo per lo steccato tutto il mondo: ella n’andò in oriente, io in occidente. ...
Leccardo. Voi elegeste il peggior luogo, perché il sole vi feriva negli occhi; e poi quello occidente porta seco malaugurio: che dovevate esser ucciso.
Martebellonio. L’arte tua è della cucina e appena t’intendi se la carne è ben allessa. Che téma ho io del sole? con una cèra torta lo fo nascondere coperto d’una nube. Poi «uccidente » è quello che uccide: io avea da esser l’uccidente, ella l’uccisa.
Leccardo. Seguite.
Martebellonio. ... Il ballonetto era la montagna di Mauritania. A me toccò il primo colpo; percossi quella montagna cosí furiosamente, che andò tanto alto che giunse al cielo di Marte, e non la fece calar giú in terra per segno del valor del suo figlio. ...